Lo scorso agosto la valuta cinese (Renmimbi o anche Yuan), ha subito un’importante svalutazione. La Banca centrale cinese ha tolto (in parte) i limiti alle oscillazioni dei prezzi della valuta e ha tagliato i tassi di interesse. Un grande sforzo per stimolare l’economia e favorire le esportazioni e il finanziamento alle imprese. Come mai è stato necessario questo intervento straordinario e inaspettato da parte della Banca centrale cinese?
1. IL CROLLO DEL MERCATO AZIONARIO
La scorsa estate, il mercato azionario cinese ha subito un crollo improvviso, registrando le peggiori performances mai viste negli ultimi quattro anni, con la sospensione di quasi la metà dei titoli. Al crollo della Borsa cinese è seguito il panico nei mercati europei. Paura legata ai timori di riduzione della crescita del paese. Negli ultimi trent’anni, la crescita media reale della Cina è stata del 10%. Oggi le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per il 2015 sono del 6,8%; ma alcuni analisti ritengono invece che questa sarà più bassa, vicina al 5%.
Uno yuan debole ha tre importanti conseguenze:
- Una valuta più debole aumenta le esportazioni, ma porta anche il deflusso dei capitali.
- Lo Yuan più debole rafforza le esportazioni, ma rende più care le importazioni. Ergo, l’impatto negativo si estende ai Paesi che esportano in Cina, tra cui l’Italia;
- La debolezza ha anche conseguenze sul debito della Cina.
Le società del “Celeste Impero” hanno debiti in Dollari per circa 529 miliardi, la maggior parte dei quali non è assicurata contro le oscillazioni dei tassi di cambio. La svalutazione peserà sui loro conti. Le società del comparto immobiliare sono quelle maggiormente esposte al debito con l’estero. Contraccolpi a questo settore avrebbero ripercussioni pesanti sull’intera economia cinese, dato che la bolla immobiliare ha finora sostenuto la crescita interna cinese.
L’obiettivo del governo di Pechino è di rendere lo Yuan una valuta concorrente, rispetto al dollaro, almeno in Asia. Oggi è la quarta valuta più usata al mondo dopo il Dollaro americano, l’Euro e la Sterlina.
Quali sono le scelte operative da affrontare per una azienda europea che ha relazioni commerciali di importazioni o esportazioni con la Cina?
Le negoziazioni internazionali possono essere fissate in qualunque moneta a seconda degli accordi tra i partner commerciali. In caso di importazione dalla Cina, l’azienda può valutare se fissare il prezzo delle forniture in Renmimbi. Viceversa in caso di esportazione può decidere se incassare in questa valuta.
2. VANTAGGI E SVANTAGGI DELLE TRANSAZIONI IN VALUTA CINESE
2.1 I vantaggi
Quali sono i benefici dell’uso della valuta cinese?
2.1.1 Maggiori dilazioni di pagamento
I pagamenti commerciali in divisa estera possono essere dilazionati, in Cina, non oltre 90 giorni. I pagamenti in valuta cinese possono invece beneficiare di estensioni automatiche fino a 360 giorni.
2.1.2 Sistema contabile e bancario meno penalizzante
Generalmente le imprese cinesi hanno maggiori costi quando incassano in valuta. I costi di copertura sono più alti, la gestione contabile e amministrativa è più complessa ed è possibile la presenza di extra costi.
2.1.3 Sconti
Nel caso di scambi commerciali fissati e liquidati in valuta cinese, si possono ottenere condizioni favorevoli da parte del fornitore o del cliente cinese che preferisce utilizzare la sua valuta domestica.
2.2 Gli svantaggi
Da quanto sopra, sembrerebbe che la soluzione migliore sia quella di trasformare tutto il listino prezzi in valuta cinese, ma non è sempre la soluzione migliore.
Il tema principale da affrontare per capire come procedere è determinare chi deve subire il rischio di volatilità del cambio. Ovvero se i prezzi sono fissati e liquidati in valuta cinese, il rischio derivante dalle variazioni dei tassi di cambio è a carico all’azienda europea. Quindi: quali sono gli svantaggi?
2.2.1 Maggiori costi per commissioni bancarie
Le aziende pagano delle commissioni agli intermediari finanziari per la gestione valutaria che sono direttamente legate alla liquidità ovvero alla facilità di trovare prezzi e scambi per ciascuna valuta. Non tutte le valute sono uguali. La liquidità dell’Euro o del Dollaro Americano non è lontanamente paragonabile a quella della valuta cinese. Nonostante tutti i progressi fatti negli ultimi anni dal mercato finanziario cinese, i mercati occidentali sono ancora anni luce avanti, in termini di trasparenza, volumi e protezione degli scambi.
Per valutare concretamente quanto sono differenti le condizioni per ciascuna valuta, guardiamo un listino dei tassi di cambio come quello fornito da Investing.com (Figura 5).
La quotazione “denaro” rappresenta il prezzo che venditore può ottenere. La quotazione “lettera” è il prezzo per chi vuole acquistare. La differenza tra i due prezzi “denaro” e “lettera”, corrisponde ai costi di intermediazione. Scorrendo l’elenco, salta all’occhio che il costo di intermediazione per l’Euro contro il Dollaro è molto basso, nell’ordine dello 0,009%. Costi molto superiori per le transazioni con il Rublo e la Lira Turca (0,2%). Costi alle stelle per gli scambi contro lo Yuan: ben il 3%.
2.2.2 Maggiore volatilità
La volatilità è un indicatore molto importante nei mercati. E’ un indice sintetico del grado di rischio che esprime il potenziale di oscillazione dei prezzi. Ebbene, la volatilità della valuta cinese è molto superiore a quella del Dollaro americano, del Dollaro canadese e della Sterlina (Figura 6). Maggiore volatilità vuol dire maggiori costi perché maggiori sono i rischi legati alle oscillazioni di valore. Una valuta con un alto rischio di oscillazione non è considerata una valuta forte.
La quantificazione del rischio che subisce un’azienda europea esposta alla valuta cinese, è stata
fatta con la metodologia proprietaria di eKuota. Grazie al motore di generazione degli scenari (un
modello statistico-matematico che ha un alto grado di attendibilità), è possibile misurare concretamente i rischi.
Lo strumento utilizzato è il “Cash Flow at Risk” (CF@R). E’ la misura di quanto pericolose possono essere le oscillazioni delle quotazioni delle valute. Nell’esempio riportato in Figura 7, il pagamento di una fattura di 7.220 Yuan con scadenza a fine 2015, che ai cambi attuali corrisponde a 1.000 Euro, può costare nel peggiore degli scenari fino a 1.114 Euro, l’11% in più!
3. CONCLUSIONI
Un approccio prudente per le società europee che hanno scambi commerciali in valute diverse è quello di valutare bene e sempre, i rischi legati alle quotazioni delle valute, i rischi finanziari. Ultimamente molte banche offrono alle aziende la possibilità di effettuare le transazioni in valuta cinese. Prima di affidarsi ai consigli degli istituti bancari, è necessario conoscere in anticipo quali sono i costi di natura implicita che non sempre gli intermediari finanziari evidenziano.
Le commissioni esplicite e i tassi di interesse non sono l’unico elemento di costo da valutare, abbiamo visto quanto sono importanti le valutazioni circa le esposizioni ai rischi legati alla volatilità dei mercati finanziari.
Quando la differenza di prezzo tra la transazione fissata in valuta cinese e il prezzo fissato in valuta forte (il Dollaro americano è comunemente utilizzato) non è almeno del 10% a vostro favore, valutate con estrema circospezione l’offerta del vostro partner cinese.
Il Renmimbi è una valuta ancora poco liquida con costi e rischi elevati. Trasferire tutti i flussi di cassa in valuta cinese può costare molto al conto economico dell’azienda. Per molte aziende che hanno transazioni con partner cinesi, la soluzione ottimale potrebbe essere riuscire a diversificare le esposizioni, denominare alcune transazioni in Dollari americani e altre in Renminbi