Viviamo in un mondo plasmato dalle previsioni. In ogni campo dell’attività umana le previsioni indirizzano i programmi futuri. Le previsioni meteorologiche, le previsioni di traffico, le previsioni di vita attesa, le previsioni di nascita, le previsioni di utilizzo, le previsioni di domanda ecc. Nel mondo di oggi la tecnologia è diventata più accessibile, fare previsioni utilizzando strumenti evoluti è diventato per tutti più facile.
Le differenze economiche tra i paesi come il reddito nazionale, la crescita monetaria, l’inflazione e la bilancia commerciale, sono fattori che influenzano la domanda e l’offerta di valuta e quindi anche i loro prezzi in un orizzonte di medio-lungo termine.
Tuttavia non ci sono evidenze definitive che tali variabili economiche siano in grado di prevedere i tassi di cambio. Infatti gli studiosi hanno scoperto che un modello “random walk” (cioè un “modello-scimmia”) è altrettanto predittivo dei tassi di cambio quanto i modelli basati sulle variabili economiche fondamentali(1).
Esistono quindi indicatori che aiutano a plasmare uno scenario probabilistico per i movimenti dei tassi di cambio? La pratica finanziaria odierna e alcune recenti ricerche sostengono la tesi che i tassi di cambio si comportano come tante altre attività finanziarie, i cui movimenti di prezzo possono essere correlati a indicatori chiamati “Momentum” e “Value”(2).
Momentum
Per Momentum si intende una performance positiva o negativa in un certo arco temporale. La strategia basata sul Momentum suggerisce che i prezzi continuino a muoversi nella stessa direzione piuttosto che cambiarla. E’ la tendenza dei prezzi che decide le scelte di investimento: se la tendenza è positiva, continuerà ad esserlo e viceversa.
Un utilizzo frequente del Momentum si basa sulle performance storiche degli ultimi 12 mesi: se la performance storica è positiva, ci sono buone probabilità che lo sia anche in futuro. E’ molto utilizzato anche il Momentum di breve termine, cioè la performance storica degli ultimi tre mesi.
Un’ altra strategia di tipo Momentum si basa sul confronto tra la media mobile a 200 giorni e la media mobile a 20 giorni.
La regola impone di:
- comprare quando la media mobile a 20 giorni> della media mobile a 200 giorni;
- vendere quando la media mobile a 20 giorni <alla media mobile a 200 giorni.
Le strategie Momentum sono spesso utilizzate con i contratti “Futures” e molti hedge fund internazionali utilizzano queste semplici regole.
La ragionevolezza del Momentum si spiega utilizzando i concetti della finanza comportamentale: è il cosiddetto “comportamento del gregge” – vale a dire l’attitudine degli investitori a seguire la folla, con il risultato che le tendenze tendono a persistere.
Value
Le strategie di tipo “Value” si basano sull’idea principale che i prezzi possono essere giudicati “convenienti” o “costosi” se confrontati con il loro valore reale o presunto tale.
I prezzi delle valute hanno una importante caratteristica chiamata di “tendenza al ritorno alla media”. Cioè i prezzi che mostrano picchi in alto o in basso, tenderanno a tornare a lungo termine ai loro prezzi di equilibrio. Detto in altri termini, il Momentum funziona, ma niente può andare su (o giù) per sempre.
L’indicatore più semplice per le valute è la cosiddetta “inversione”: il rapporto tra il prezzo di 5 (o 10) anni fa, diviso per il prezzo più recente.
La regola è, ancora una volta, semplice:
-comprare quando il valore 5 (o 10) anni fa> al prezzo di oggi;
-vendere quando il valore 5 (o 10) anni fa <al prezzo di oggi.
Nella pratica non si utilizza il singolo prezzo storico bensì una media di 20 prezzi giornalieri al fine di ridurre il peso di prezzi anomali.
Unire value e momentum
Le tendenze contano ma non durano per sempre, è per questo che occorre tener conto del “ritorno alla media”. Quindi è utile combinare gli indicatori di Value e Momentum. Misurata in termini quantitativi, una strategia Value + Momentum ottiene risultati superiori sia nei mercati valutari sia nei mercati azionari.
Esaminiamo i valori correnti dei mercati valutari utilizzando una combinazione di indicatori Value e Momentum: la tabella 1 mostra i segnali di vendita del dollaro americano rispetto a diverse valute in data 3 ottobre 2014.
Da una prima occhiata emergono subito alcuni importanti segnali: per esempio la forza del dollaro americano rispetto all’Euro. Certamente è da tener presente che diversi eventi potrebbero avere un impatto potenziale sui risultati delle analisi di tipo Value Momentum, come incertezze di tipo politico, rischi di contagio e altri fattori macroeconomici. Tali eventi hanno la capacità di incidere profondamente sui tassi di cambio e invalidare i segnali dell’analisi Value Momentum.
Conclusioni
I segnali di tipo Value e Momentum hanno catturato l’attenzione degli studiosi e degli operatori dei mercati valutari a causa della loro rilevanza statistica ed economica. Utilizzare una combinazione di strategie Value e Momentum può essere interessante perché fornisce indicazioni di forza e debolezza di una valuta. Una indicazione importante per le decisioni di copertura dei rischi valutari.
Nella realtà complessa quale è quella odierna, spesso i comportamenti sono subordinati all’analisi delle previsioni. E’ indiscutibile che non è possibile a nessuno quantificare il futuro ma esistono tecnologie e strumenti innovativi che utilizzano i numeri per valutare i rischi. Grazie ai progressi nella comprensione del rischio è oggi possibile assumere decisioni razionali.
Ma attenzione. A volte è bene ricordare che le previsioni sono soltanto strumenti e non possono diventare “oracoli”.
“E’ difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro”
Niels Bohr, Nobel Prize in Physics in 1922
Autori: Laura Oliva e Raffaele Zenti
(1) L. Kilian, M. P. Taylor, (2008) “Why Is It So Difficult to Beat the Random Walk Forecast of Exchange Rates?”, Journal of International Economics, vol. 60.
“Empirical Exchange Rate Models of the Seventies: Do They Fit Out of Sample?” by Richard A. Meese and Kenneth Rogoff, Journal of International Economics 14, February 1983, pp. 3–24.
(2) C. S. Asness, T. J. Moskowitz, L. H. Pedersen, (2013) “Value and momentum everywhere”, The Journal of Finance, vol. 68.