Autori: Laura Oliva e Raffaele Zenti
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Il presente, ma soprattutto il futuro, è internazionale. Che strategia hanno le aziende italiane? Che strumenti usano per operare e per proteggersi dai rischi finanziari?
Gli imprenditori hanno la perfetta consapevolezza dei “rischi di impresa”, quelli derivanti appunto dalle scelte imprenditoriali: rischio di concorrenza, rischio di cambiamenti tecnologici, rischi legati alla produzione o alla stagionalità, ecc.
Diversi sono invece i “rischi finanziari”, quelli che invece derivano dalle variazioni di prezzo dei beni scambiati sui mercati finanziari: rischio di prezzo delle materie prime, rischio valutario, rischio di variazione del tasso di interesse, rischio di credito, rischio di liquidità, ecc.
Da queste domande e da queste considerazioni è partita l’idea di un sondaggio tra le imprese industriali italiane attive all’estero. La survey (ideata e realizzata da Ekuota, advisor on-line per la gestione dei rischi finanziari d’impresa) è un’analisi del mondo economico e imprenditoriale italiano che non si arrende e che decide di investire laddove vede opportunità di sviluppo. E oggi queste opportunità sono soprattutto all’estero.
Le risposte alle domande che hanno ispirato il sondaggio, delineano un quadro a molti colori. Il campione delle aziende manufatturiere italiane non si arrende alla crisi e ha propensione all’investimento sia sui mercati che nei paesi in cui vede opportunità di sviluppo.
Riemerge chiaramente la tradizionale tendenza all’export che ha sempre caratterizzato le imprese nazionali (in tutti i settori). D’altro canto, esse sono pienamente consapevoli dei propri vantaggi (flessibilità, qualità e design) e dei propri limiti (poca capacità di fare sistema e organizzazione non del tutto adeguata).
Dal sondaggio risulta che il sistema creditizio ha scarse capacità di supportare le aziende italiane, sul fronte del reperimento di finanziamenti. Di conseguenza le aziende dimostrano invece un vivo interesse nei confronti di altre e più durature forme di finanziamento, come il private equity (investitori in capitale di rischio) e i minibond (uno strumento innovativo simile alle obbligazioni).
In conclusione, l’ultimo dato che il sondaggio evidenzia è che, anche se non esistono aiuti o percorsi di aggregazione che spingono verso i mercati esteri, la cultura imprenditoriale italiana è coraggiosa.
Le eccellenze italiane sono pronte alla sfida dei mercati globali e stanno vivendo quella internazionale come una ottima chance per risollevarsi. Ricerca e sviluppo, networking, organizzazione e strumenti finanziari sono le chiavi che servono per riscattare le nostre aziende e realizzare le condizioni per ripartire.
Diceva il poeta Virgilio: audentes fortuna iuvat.