Rame: è il momento giusto per comprare?

Luca Mecca Commodities Leave a Comment

Se il Dollaro scende, il prezzo del rame sale. Siamo sicuri che sia sempre così? È sufficiente un deprezzamento del Dollaro per giustificare l’acquisto di rame da parte di chi detiene valuta estera? Di primo impatto potremmo dire di sì, ma per lunghi periodi storici non è stato sempre così.

Come ampiamente noto, il Rame è denominato in Dollari. Questo molto semplicemente comporta che un deprezzamento della valuta statunitense renda più conveniente l’acquisto di rame da parte di chi possiede valuta estera. Quindi, se il cambio Euro-Dollaro aumenta e il dollaro si svaluta, lecitamente ci si potrebbe attendere un aumento della domanda di rame e un conseguente aumento del prezzo. In altre parole, ci si aspetta una correlazione positiva tra cambio EUR/USD e prezzo del rame. Discorso esattamente opposto potremmo fare per il Dollar Index. L’indice misura la forza del Dollaro rispetto a un paniere delle principali valute mondiali ed è tanto più alto, quanto più il biglietto verde è forte.

Grafico:  Correlazione tra il prezzo del Rame (LME cash) rispetto all’ EUR/USD e correlazione tra il prezzo del Rame (LME cash) e il Dollar Index – Fonte: LME, Ekuota

Per capire meglio, diamo un’occhiata al grafico appena sopra, con la linea azzurra che rappresenta il trend della correlazione tra il prezzo del rame e il cambio Euro-Dollaro e la linea rossa che mostra, invece, la relazione Rame-Dollar Index. Come il grafico mostra limpidamente, i trend delle due correlazioni sono praticamente speculari.

Adesso mettiamo le nostre aspettative di fronte al test dei dati empirici. Nel periodo considerato (Settembre 2011-Giugno 2018), la correlazione media giornaliera tra il prezzo del Rame rispetto al cambio Euro-Dollaro e tra il Rame stesso e il Dollar Index sono in linea, rispettivamente, a 0,2962 e a -0,3828. Possiamo pertanto dirci soddisfatti, dal momento che abbiamo ottenuto una correlazione positiva con il cambio EUR/USD e una negativa con il Dollar Index. Da uno sguardo più approfondito emerge, tuttavia, che negli anni considerati vi è stato un periodo di correlazione fortemente positiva tra il rame e il Dollar Index, cui corrisponde una correlazione negativa tra rame e cambio Euro-Dollaro. Stiamo parlando di una finestra temporale tra Maggio e Giugno 2017.

Tra Maggio e Giugno 2017, infatti, il Dollaro aveva perso valore, ritornando sopra quota 1,2. In seguito a questo deprezzamento, anche i metalli e le materie prime in generale avevano rallentato, contrariamente al trend storico. Secondo l’articolo di Shelley Goldberg “The Dollar and Commodities break a Long-Standing pattern”, pubblicato da Bloomberg nel Luglio 2017, vi sarebbero diverse motivazioni alla base di questa evidente inversione di tendenza e sarebbero, per la maggior parte, riconducibili alle politiche del Presidente Trump. Tra di esse possiamo ricordare le due che vengono indicate come principali, ossia la minor spesa in infrastrutture dell’amministrazione Trump rispetto alle attese e i propositi di rinegoziare gli accordi commerciali NAFTA. La campagna di Donald Trump era stata a lungo incentrata sul rilancio delle infrastrutture statunitensi e sulla promessa di costruire un muro al confine col Messico. Nel primo anno di presidenza, tuttavia, Trump è riuscito a tenere fede alle proprie promesse solo parzialmente e, pertanto, la domanda di materie prime è stata inferiore alle aspettative. L’iniziale effetto positivo dell’elezione di Trump sul prezzo delle materie prime si è presto spento, portando a una riduzione del prezzo dei metalli, e quindi del rame. In secondo luogo, Trump si è insediato con l’obiettivo di rinegoziare il NAFTA e di imporre dazi sulle importazioni di materie prime su Messico, Canada e altri alleati. Anticipando questa eventualità, i prezzi delle materie prime erano aumentati e il dollaro si era apprezzato, per poi invertire il trend quando Trump non aveva trovato, nel primo anno di Presidenza, il necessario appoggio del Congresso.

Grafico: prezzo del rame (LME cash) e la sua correlazione con il cambio Euro-Dollaro – Fonte: LME, Ekuota

Spostando ora l’attenzione sul grafico qui sopra, traiamo tutta un’altra serie di importanti indicazioni. Tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016 il prezzo del rame ha subito un autentico crollo, raggiungendo quote minime appena sopra 4300$/ton. Le ragioni di questa improvvisa riduzione sono da ricercarsi nella minore domanda proveniente dalla Cina, che è responsabile di quasi la metà della domanda mondiale di rame. Non appena l’economia cinese si è raffreddata, dopo gli elevati tassi di crescita del periodo 2010-2015, la domanda di metalli è diminuita di conseguenza, mentre l’offerta è rimasta invariata, causando una caduta del prezzo del rame tanto veloce quanto improvvisa che costrinse le principali fonderie mondiali a un drastico taglio della produzione. Nel medesimo periodo a cavallo di 2015 e 2016, il Dollaro ha sperimentato invece una volatilità assolutamente contenuta, muovendosi all’interno di un range compreso tra 1,05 e 1,15. La combinazione di crollo del prezzo del rame e relativa stabilità del Dollaro, ha portato a un rapido calo della correlazione tra i due fattori. Dopo i massimi raggiunti nell’ultimo trimestre del 2015, sfiorando quota 0,9, la correlazione è, infatti, scesa rapidamente sotto quota 0,2.

Grafico:  prezzo del rame LME cash in Dollari ($) e Euro (€) – Fonte: LME, Ekuota

Cambiando per un momento la valuta di riferimento, il grafico qui sopra ci mostra come, tra il 2015 e il 2016, il prezzo del rame in Euro sia sceso addirittura sotto quota 4000 €/ton, livelli non toccati dal 2010. Il prezzo del rame ha toccato i minimi del periodo nei primissimi mesi del 2016 sia in termini di Dollari che in termini di Euro. Ciò significa che la domanda era drasticamente scesa, non a causa di uno svantaggioso cambio Euro-Dollaro, ma piuttosto per una debolezza intrinseca della domanda di rame.

La lezione che possiamo trarre guardando i trend storici del prezzo del rame e della sua correlazione con il Dollaro è che importanti eventi macroeconomici possono influenzare, anche drasticamente, la correlazione tra la valuta statunitense e le principali materie prime. Guardando alla parte finale del grafico di apertura, possiamo notare che la correlazione, che nel 2018 ha raggiunto nuovamente livelli vicini a 0,9, sembra invertire la tendenza per convergere verso la media e abbiamo potuto vedere come, storicamente, un’inversione del trend della correlazione sia stato segnale di un crollo nel prezzo del rame. L’ultima parte del 2018 sarà un periodo cruciale per i metalli, che dovranno rispondere alle tariffe imposte dall’amministrazione Trump non solo nei confronti della Cina, ma anche dei propri principali alleati commerciali. Alla luce di tutte le considerazioni teoriche fatte, vorrei invece concludere con un take-away molto pratico: nella prospettiva di un acquisto di grandi quantità di rame, differirlo quanto più possibile sarebbe certamente una strategia rischiosa, che tuttavia potrebbe rivelarsi vincente, se si crede che possa ripetersi quanto successo in passato. Ci sono, infatti, tutti i presupposti perché possa ripresentarsi lo scenario del 2016-2017. Pur sapendo che il prezzo del rame è influenzato da una serie di fattori che esulano dalla forza del Dollaro, non si può non considerare il mix di turbolenze macroeconomiche e inversione della correlazione in corso almeno come un grande campanello d’allarme.

Grafico: prezzo del rame (LME cash) e la sua correlazione con il Dollar Index

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