3 consigli per difendersi dai costi occulti dei mercati finanziari

Laura Oliva Guida alla gestione dei rischi finanziari Leave a Comment

I mercati finanziari possono essere infidi, con minacce per le imprese che si concretizzano sotto forma di minori ricavi in valuta estera, oppure di maggiori costi di acquisto di materie prime.
Alcune minacce sono evidenti, come per esempio le fluttuazioni degli incassi derivanti dalle vendite in valuta estera e quindi, vengono attentamente controllate.
Altre invece fanno parte della cosiddetta generica “perdita di competitività” che affligge le aziende più in difficoltà. È un costo nascosto, ancora più insidioso perché spesso ignoto o non compreso interamente e quindi sottovalutato.
1. I COSTI NASCOSTI
La minaccia (o il rischio) non evidente sono i costi o i mancati ricavi, subiti da quelle aziende che credono di essere al sicuro e di non avere niente di cui preoccuparsi perché utilizzano la propria valuta nelle transazioni commerciali, nonostante si confrontino con partner globali.

Se l’azienda continua a vendere sui mercati esteri, utilizzando la propria valuta, si illude di non avere nessun rischio finanziario. Incassa solo valuta domestica, non ha bisogno di utilizzare conti in divisa e pensa che la fluttuazione di valore delle valute sia un argomento che può ignorare.

Grande rischio di sottovalutazione!
In realtà, i prodotti esportati in un paese estero si confrontano con quelli dei produttori locali, venduti in valuta locale e con quelli dei produttori internazionali, che hanno valute diverse.
Ciascuna valuta può subire forti oscillazioni di valore, a seconda della congiuntura internazionale, può quindi risultare più o meno cara di altre. Ne consegue che, a loro volta, i prezzi dei prodotti espressi in queste valute possono risultare più o meno cari, a seconda della valuta in cui sono espressi. Sembra un complesso puzzle di intrecci finanziari, ma non è una esagerazione, è la realtà quotidiana!
1.1 Un caso pratico
Facciamo un esempio pratico. Un’azienda italiana vende il suo prodotto in un paese al di fuori dell’Eurozona. È soggetta a un rischio finanziario che può comportare un mancato guadagno
dovuto alla perdita di competitività. I prezzi fissati in Euro possono risultare, a seconda del momento storico, più o meno competitivi di prezzi fissati in altre valute. Quindi può succedere di perdere quote di mercato – e quindi clienti – solo perché l’Euro è troppo costoso rispetto alle valute dei concorrenti. Viceversa quando l’Euro è svalutato la situazione è vantaggiosa.
Morale: bando all’illusione di essere al riparo dalle fluttuazioni dei mercati finanziari solo perché non le valute estere vengono utilizzate nelle transazioni commerciali. Benché nascosti, i rischi
rimangono e occorre saperli gestire all’occorrenza.
2. GLI ACQUISTI AD ALTO RISCHIO
Fino a ora abbiamo parlato solo di ricavi da vendite internazionali. È bene non dimenticare gli acquisti. L’azienda compra da fornitori esteri? Utilizza materie prime che hanno quotazioni fissate nei mercati finanziari (es. rame, alluminio, acciaio, ecc)? Sì? Allora abbiamo un’esposizione ai rischi finanziari. Anche se l’azienda non utilizza valute estere.
Come mai? Perché i fornitori ribaltano sugli acquirenti le fluttuazioni di prezzo e di valuta. Il fornitore estero ha una marginalità che dipende dai costi espressi nella sua valuta domestica. Se per
esempio l’azienda acquirente impone i pagamenti nella sua valuta (Euro), rischia di vedersi aumentare improvvisamente i costi di fornitura a seguito delle fluttuazioni dell’Euro sui mercati finanziari. Similmente gli acquisti di materie prime, soggette alle oscillazioni espresse nelle borse internazionali, comportano un rischio valutario implicito.

Prendiamo ad esempio il rame.     Come la maggior parte delle materie prime scambiate nei mercati finanziari, il rame ha prezzi fissati in Dollari USA. Se questo si svaluta rispetto alla valuta dell’acquirente, ne consegue un risparmio
perché spenderà meno della propria moneta per comprare una determinata quantità di merce. La riduzione del costo del prodotto genera quindi un aumento della domanda, che a sua volta determina un successivo aumento del prezzo e viceversa. Un Dollaro più debole può anche agire come un disincentivo per l’aumento della produzione. La prospettiva di un più basso margine
di profitto agisce come incentivo a diminuire l’offerta di rame. Abbiamo quindi visto come i prezzi del rame hanno storicamente una correlazione inversa nei confronti del Dollaro. Se questo si apprezza, il rame cala e viceversa.
2.1 La classifica dei rischi più pericolosi
Le aziende che comprano materie prime subiscono gli effetti diretti derivanti dalla fluttuazione dei prezzi delle materie prime e dalla variazione dei valori della propria moneta.    

Nel 2016, i prezzi delle materie prime industriali sono tutti aumentati, la maggior parte a doppia cifra (zinco +60%, acciaio +47%, stagno +44%). Al contrario, il 2015, è stato l’anno del crollo. Per esempio, l’acciaio aveva perso il 55% e il nichel oltre il 41%. Dunque una variabilità di prezzi molto evidente negli ultimi anni. A queste importanti fluttuazioni è da aggiungere la variabilità relativa al cambio. I prezzi delle quotazioni in Dollari USA sono da tradurre nella valuta dell’acquirente. Il valore del Dollaro USA è espresso nell’US Dollar Index (Figura 3). Dal 2015, tale valuta si è rafforzata e ancora oggi è su valori molto alti. Ciò significa che al prezzo in aumento delle materie prime si aggiunge un costo ulteriore relativo all’acquisto del Dollaro.

3. TRE CONSIGLI PER PROTEGGERSI
Qui di seguito, tre precauzioni da prendere per proteggere la redditività dell’azienda.
1. I rischi finanziari sono ineludibili – Considerare l’esposizione ai rischi finanziari insita nei ricavi o negli acquisti come ineludibile. Tuttavia, i danni possono essere evitati se affrontati con trasparenza coordinando la gestione finanziaria, l’area vendite e il reparto acquisti.
2. Acquisti e finanza sono cruciali. L’area acquisti e la funzione finanza sono oggi cruciali per le aziende di ogni settore che intendono coltivare le nuove opportunità dei mercati
globali. Per ottenere risultati sinergici occorre precisare gli obiettivi e formulare strategie che garantiscano l’indirizzo univoco e il coordinamento delle diverse operatività.
3. Tutto è misurabile. Nei mercati finanziari tutto è misurabile, spesso in tempo reale. Per una azienda – qualsiasi azienda!- poter misurare il successo o le perdite potenziali delle strategie
internazionali è una informazione di incredibile valore. Poter conoscere dove esistono margini di miglioramento, dove invece occorre proteggersi o dove ridurre la presenza è una informazione cruciale. Informazioni che ora sono alla portata di tutte le aziende grazie alle tecnologie FinTech.
Il mondo si evolve e la FinTech è la soluzione scelta delle migliori aziende, quelle al passo coi tempi che vogliono migliorare le proprie performances. Quelle che non vogliono subire le fluttuazioni e le tempeste (finanziarie, valutarie e speculative) che ne peggiorano le performances. Penalizzando la capacità di fare impresa e di essere competitivi in un’economia globalizzata.

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