Il 2018 è stato un anno difficile per le materie prime agricole. Solo il Cacao, il Grano, l’Avena e il Mais hanno avuto aumenti di prezzo. Lo vediamo nella tabella che segue dove sono riportate le performance annuali (calcolate dal primo giorno all’ultimo giorno lavorativo dell’anno) per i prezzi dei future sulle materie prime quotati nelle principali borse. Performance molto negative per il Legname, il Caffè arabica e lo Zucchero di canna che sono diminuiti di oltre il 20%.
Le determinanti principali dei prezzi nel 2018 sono state:
-le condizioni meteorologiche, che influenzano direttamente le quantità prodotte;
-e la guerra commerciale orchestrata dagli USA con l’introduzione di dazi alle importazioni.

Il cacao segna il maggior rialzo del 2018, incrementando il valore del futures del 24,8%. L’aumento è dovuto in particolar modo alle condizioni metereologiche avverse in Costa d’Avorio, il più importante produttore mondiale.
Il grano ha registrato l’aumento di prezzo più importante dal 2012: +16%, a seguito del brusco calo di produzione dei principali paesi esportatori (Russia, UE, Ucraina) colpiti da siccità. La carenza di produzione in Europa ha fatto sì che l’Unione Europea diventasse un importatore netto di cereali per la prima volta da oltre un decennio. La risposta cinese ai nuovi dazi voluti dagli USA ha riguardato anche il grano. Sulle importazioni di grano americano la Cina ha adottato un nuovo dazio al 25% che ha provocato un aumento di richiesta indirizzata prevalentemente verso la Russia.
Anche il prezzo del mais è cresciuto quest’anno (6.2%). Gli USA sono il principale produttore mondiale e hanno come primo mercato di destinazione il Messico. Nella prima parte dell’anno i prezzi sono stati influenzati dalla guerra commerciale ma nel secondo semestre, quando si è raggiunto un accordo di libero scambio USA-Messico per i prodotti agricoli, i prezzi si sono abbassati.
La peggior performance nel 2018 è stata quella del prezzo del future sul legname, che ha perso più del 26%. È stato un anno decisamente volatile, con i prezzi che a maggio avevano raggiunto un livello record per poi crollare al minimo di 28 mesi, 304$ a fine ottobre (meno del 50% del valore di metà anno). La causa del crollo del prezzo è stato l’imposizione del dazio americano del 20% sulle importazioni dal Canada.
La seconda peggior performance del 2018 è del caffè arabica, che è diminuito del -21,8%. Il raccolto è stato buono e questo ha spinto i prezzi in basso. Inoltre il Brasile, il principale produttore, nel 2018 ha visto la propria valuta (il real) svalutarsi del 19% nei confronti del dollaro USA. Il Real debole ha influenzato negativamente i prezzi del caffè quotati in dollari USA, perché i produttori brasiliani hanno venduto anche a condizioni inferiori seppure convenienti in valuta locale.
Al ribasso anche lo zucchero, con quello di canna che segna un -21,5% e quello bianco un -16,6%. Anche qui il Brasile, uno dei maggiori produttori mondiali, ha fatto sentire la sua influenza in negativo. La svalutazione continua della moneta e gli ampi raccolti hanno abbattuto i prezzi.
La soia perde il 7.2%. Il principale produttore sono gli Stati Uniti e il principale acquirente è la Cina. Anche qui i dazi imposti dalla Cina hanno comportato una diminuzione delle importazioni cinesi del 49%. La guerra commerciale e il rafforzamento del dollaro, che rende i beni statunitensi relativamente più costosi all’estero, hanno influenzato negativamente tutto il settore, causando ribassi anche a commodities derivate dalla soia, come la farina di soia(-2.5%) e l’olio di semi di soia(-17%).
La produzione di olio di palma è soggetta a importanti tensioni . I maggiori coltivatori del mondo dicono che stanno intensificando gli sforzi per produrre in modo più sostenibile ma d’altro canto i consumatori non sono disposti a pagare di più per una offerta maggiormente rispettosa dell’ambiente.
Segna un -7.8% anche il succo d’arancia, per cui è in corso un cambiamento di flussi di esportazione. I principali produttori sono gli USA e il Brasile. UE, Canada e Cina hanno imposto tasse sulle importazioni di succo d’arancia e ciò porterà inevitabilmente ad una diminuzione delle esportazioni americane e a maggiori forniture dal Brasile.
Per quanto riguarda le MATERIE PRIME ENERGETICHE, si è assistito nel 2018 a un trend generalmente ribassista.
Il petrolio (Brent) ha avuto una performance negativa del 19,7%. Nonostante il prezzo del petrolio abbia passato buona parte dell’anno al rialzo (è stato raggiunto il valore più alto dalla fine del 2014, $86,74 al barile), da ottobre il Brent è crollato del 40% dal suo massimo annuale. Il tracollo è arrivato dopo che sono state concesse dagli USA generose deroghe alle sanzioni imposte sull’IRAN e soprattutto quando si sono realizzate le conseguenze economiche scaturite dalla guerra commerciale. Gli investitori hanno cominciato a preoccuparsi per un rallentamento delle economie mondiali che avrebbe conseguenze dirette sulla domanda di petrolio.
L’ etanolo perde il 7%. L’aumento della produzione e dell’offerta di biocarburanti a base di mais e i dazi cinesi hanno influenzato le quotazioni.
